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Diario di viaggio • Indonesia, Lombok: il trekking sul Vulcano Rinjani a 3700 metri

“Quando, dopo gli ultimi passi, finalmente mettiamo piede sulla vetta, appoggio in terra lo zaino e crollo in ginocchio, esausto: l’emozione, il sudore sul viso, il vento e la polvere quasi mi impediscono di tenere gli occhi aperti. Non posso credere di avercela fatta: la soddisfazione è veramente immensa!”

Immagini aeree del Monte Rinjani dal campo base, sul bordo del cratere a 2600 mslm (Indonesia).
Riprese di Sara Bertoncello.

Indonesia, Lombok: scaliamo il vulcano Rinjani!

La sveglia suona presto: il sole è appena sorto. Le finestre della nostra minuscola stanzetta lasciano filtrare pochissima luce e nell’aria c’è un terribile odore di stantio. Qui sull’isola di Lombok, del resto, dovremo abituarci a situazioni di questo tipo. Siamo assonnati, ma non vediamo l’ora di uscire e di lasciarci alle spalle il piccolo villaggio di Senaru, dove siamo arrivati ieri pomeriggio dopo un lungo ed estenuante viaggio dall’isola di Bali.

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Sono state tre settimane intense e piene di emozioni qui in Indonesia: abbiamo già vissuto tantissime esperienze, eppure siamo solo all’inizio della nostra avventura nel sud-est asiatico. La mia mente vaga e si perde nell’immaginare le nostre prossime giornate: ciò che avverto dentro di me è un misto di eccitazione, adrenalina e un pizzico di paura. Stiamo per scalare il Monte Rinjani, il secondo vulcano attivo più alto dell’intera Indonesia con i suoi 3726 metri sul livello del mare. Sarà una vera sfida!

Per fortuna è una bella giornata: il cielo è azzurro, il sole splende e l’aria è già calda e umida. Una macchina ci attende già fuori dalla nostra guesthouse. Facciamo una breve tappa alla reception della compagnia che organizza il nostro trekking per effettuare la registrazione obbligatoria e noleggiare l’attrezzatura: ci serviranno bastoncini da trekking, guanti, torce frontali e giacche pesanti. Sebbene qui in Indonesia faccia caldissimo, infatti, in cima al vulcano ci attenderanno temperature rigide durante la notte e nelle prime ore del mattino.

Il trekking durerà due giorni. Oggi cammineremo per almeno sei ore: ci aspettano 1600 metri di dislivello positivo! Arriveremo fino al campo base, posto a 2600 metri sul livello del mare, proprio sul bordo del cratere. Dormiremo in tenda e ci sveglieremo molto presto per attaccare la cima del Monte Rinjani, oltre un chilometro più in alto. Speriamo di raggiungere la vetta in tempo per goderci l’alba: sogno questo momento sin da quando ho scoperto l’esistenza di questo vulcano! Dopodiché scenderemo nuovamente a valle: ciò significa che in poco più di 30 ore avremo coperto ben 2700 metri di dislivello positivo e negativo! Per quanto sia allenato, devo ammettere che la prospettiva mi preoccupa un po’.

Facciamo la conoscenza della nostra crew, formata esclusivamente da local: Haris, la nostra guida, è un ragazzo di 26 anni. Supradi e Dodi, invece, sono due giovanissimi portatori di 18 e 20 anni che trasporteranno sulle loro spalle oltre quaranta chili ciascuno: tende, sacchi a pelo, cibo e utensili da cucina per preparare pranzi e cene per tutti e cinque. Questi ragazzi fanno un lavoro davvero incredibile: sono dei veri e propri supereroi!

“Ed eccolo lì, il Rinjani, sempre più vicino, sempre più incombente e minaccioso. Quando cerco di mettere a fuoco la vetta, avverto un nodo allo stomaco!”

Dopo i convenevoli è il momento di mettersi in marcia: un pick-up ci attende per portarci verso il villaggio di Sembalun, il punto di partenza del trekking. Saliamo sul cassone e partiamo per un viaggio di oltre mezz’ora su strade sconnesse e piene di buche: ecco che la schiena inizia ad essere messa sotto stress … e il trekking non è ancora cominciato! Il vento ci scompiglia i capelli mentre il sole batte sulle nostre fronti. Osserviamo il paesaggio cambiare, divenendo sempre più arido a mano a mano che ci avviciniamo al vulcano. Ed eccolo lì, il Rinjani, sempre più vicino, sempre più incombente e minaccioso. Quando cerco di mettere a fuoco la vetta, avverto un nodo allo stomaco!

Infine, eccoci arrivati a Sembalun. L’ambiente è secco, arido, polveroso. Il pick-up riparte a tutta velocità, sollevando dietro di sé una nuvola che ci annebbia la vista. Soffia un vento caldo e, mentre ci carichiamo gli zaini sulle spalle, guardiamo in alto per dare alla vetta del Rinjani un ultimo sguardo di intesa prima di metterci in cammino: arriviamo!

I primi chilometri di cammino scorrono piacevoli: ci addentriamo in un bosco che, almeno per un po’, ci da sollievo dal caldo asfissiante che attanaglia questa remota regione dell’isola di Lombok, ma non dall’umidità, che ci fa già sudare nonostante siano da poco passate le nove del mattino.

Guadagniamo quota molto lentamente, raggiungendo così le prime postazioni di sosta. Lungo il percorso che conduce al campo base sono infatti stati posizionati quattro checkpoint: aree designate dove ci si può fermare per rifocillarsi o per fare semplicemente una pausa per spezzare il cammino. Ogni volta che ne raggiungiamo uno, Haris ci offre degli snack al cioccolato e caramello! Siamo più provati dal caldo e dalle condizioni del sentiero che non dal trekking stesso: fino a questo momento la salita è infatti stata piuttosto agevole, ma la folle umidità nell’aria ci fa sentire esausti e la polvere sollevata dagli altri escursionisti ci irrita occhi e naso.

Il vulcano Rinjani, il secondo più alto dell'Indonesia, lungo il sentiero che sale verso la cima durante il primo giorno di trekking.
Il vulcano Rinjani, il secondo più alto dell’Indonesia, lungo il sentiero che sale verso la cima durante il primo giorno di trekking.

Supradi e Dodi, i nostri portatori, con i loro quaranta chili sulle spalle e le infradito ai piedi riescono incredibilmente a tenere un passo migliore del nostro! Dopo averci superato e distaccato notevolmente già nei primi minuti di cammino, li ritroviamo solamente a metà giornata, quando ci fermiamo per il pranzo. Quando arriviamo al checkpoint, infatti, non possiamo credere ai nostri occhi quando li vediamo intenti a tagliare le verdure e cuocere il riso su un fornelletto da campeggio per preparare un perfetto nasi campur vegetariano, un piatto tipico indonesiano costituito da riso bianco bollito condito con verdure saltate in padella, tofu e tampé. Dopo pranzo, i ragazzi ci portano persino della frutta fresca e un tè caldo!

All’accampamento non siamo certo soli: troviamo tanti altri gruppi che come noi stanno affrontando il trekking, ciascuno capitanato da almeno due portatori e da una guida.Nel frattempo, nubi basse si sono addensate sulla montagna, nascondendo il sole e la cima del Rinjani alla nostra vista. La luce che illumina i verdi pendii del vulcano è strana e suggestiva: conferisce all’ambiente un aspetto tetro e misterioso, ma affascinante al tempo stesso. Ci restano diverse ore di cammino e sappiamo che saranno le più dure della giornata: per arrivare al campo base la salita è ancora lunga!

Mentre ci inerpichiamo lungo il ripido versante del Monte Rinjani chiacchieriamo un po’ con Haris, che in un inglese abbastanza buono ci racconta la sua storia. È nato e cresciuto a Senaru, proprio alle pendici del grande vulcano che ha scalato per la prima volta all’età di soli cinque anni!

Veramente pazzesco: non riusciamo proprio a immaginare come un bambino così piccolo possa fare un trekking così impegnativo! Ma qui in Indonesia tutto è molto diverso rispetto all’Europa e i bambini sono costretti a diventare grandi in fretta: a diciotto anni, Haris ha iniziato a lavorare proprio sul Rinjani come portatore. Anni e anni di fatiche e sacrifici sui polverosi sentieri del vulcano, trascorsi a imparare e perfezionare il proprio inglese parlando con i turisti, gli sono valsi la promozione a cui tanto ambiva: è così che, solo pochi anni fa, è diventato una guida. Questo vulcano per lui è come casa: durante la stagione secca, infatti, raggiunge la vetta quasi ogni settimana!

“Ci troviamo ora al di sopra delle nuvole e il sole è tornato prepotentemente a battere: vediamo lo strato di nubi e nebbia aleggiare sotto di noi come un ricordo ormai passato.”

Chiacchierare con Haris è interessante, ma ben presto sul Rinjani cala il silenzio: il sentiero inizia a farsi più ripido e il fondo a diventare più insidioso. Lo sterrato lascia infatti spazio alla sabbia, che rende il percorso scivoloso e provante. Abbiamo ormai abbondantemente superato la soglia dei 2000 metri sul livello del mare. Ci troviamo ora al di sopra delle nuvole e il sole è tornato prepotentemente a battere: vediamo lo strato di nubi e nebbia aleggiare sotto di noi come un ricordo ormai passato.

Ci restano ancora gli ultimi sforzi: siamo esausti, ma dobbiamo tenere duro! Riecco di fronte a noi stagliarsi la vetta del Monte Rinjani, con la sua particolarissima forma a uncino, a ricordarci che il vero obiettivo è ancora dannatamente lontano.

Solamente nel tardo pomeriggio, quando il sole ormai è basso, raggiungiamo infine il campo base: ce l’abbiamo fatta! Siamo a 2600 metri di altitudine sul livello del mare e possiamo finalmente riposare un pochino.

Il campo base del Monte Rinjani con la coloratissima distesa di tende. Sullo sfondo, minacciosa, la vetta del vulcano.
Il campo base del Monte Rinjani con la coloratissima distesa di tende. Sullo sfondo, minacciosa, la vetta del vulcano.

L’accampamento, una serie di tende colorate e sgargianti, è stato allestito proprio sul bordo del cratere principale, una vasta caldera che ospita al suo interno l’incantevole lago Segara Anak e un piccolo cono vulcanico, tuttora attivo, chiamato Gunung Barujari. Di tutto ciò noi vediamo poco, perché all’interno della caldera si sono addensate nuvole bianche che ricordano spessi batuffoli di cotone! Lo scenario, però, è veramente eccezionale.

Tramonto sul campo base del Rinjani: ecco le nuvole addensarsi nella caldera.
Tramonto sul campo base del Rinjani: ecco le nuvole addensarsi nella caldera.

A rovinare la poesia del momento ci sono le condizioni in cui versa il campo base: una distesa di rifiuti di ogni genere che stonano con la meraviglia che ci circonda. Il colmo? Una vocina metallica che, da un altoparlante, ripete in continuazione, in lingua indonesiana, la frase “Ricordatevi di portare a terra i vostri rifiuti, grazie!”.

La luce del tramonto tinge di arancio la vetta del Rinjani, che ora si mostra a noi in tutto il suo reverenziale splendore. Sabbia e rocce rivestono i suoi ripidi versanti, dipinti di rosso e grigio. Guardando verso la cima non possiamo fare a meno di soffermarci sul sentiero che sale con una pendenza vertiginosa verso la sommità del vulcano: da quaggiù ci appare strettissimo e pericoloso, ma speriamo di sbagliarci!

Dettaglio della vetta del vulcano Rinjani (3726 mslm), con il sentiero che conduce in cima.
Dettaglio della vetta del vulcano Rinjani (3726 mslm), con il sentiero che conduce in cima.

Mentre attendiamo di affrontare questa nuova sfida, ci godiamo lo spettacolo che la natura sta preparando per noi: un tramonto meraviglioso a cui assistiamo dalla nostra tenda. I portatori ci preparano per cena un delizioso curry accompagnato da riso bollito: un piatto che ci riempie lo stomaco e che ci scalda il corpo, perché qui inizia a fare freddo!

Tramonto al campo base del Monte Rinjani, sul bordo del cratere principale del vulcano a 2600 mslm.
Tramonto al campo base del Monte Rinjani, sul bordo del cratere principale del vulcano a 2600 mslm.

Quando calano le tenebre, dopo un tè caldo, ci chiudiamo nella nostra tenda e proviamo a riposare per qualche ora: la sveglia suonerà in piena notte! Partiremo con il buio pesto per la nostra spedizione verso la vetta del Monte Rinjani, che raggiungeremo solamente quando sarà sorto il sole. Sebbene la giornata di oggi sia stata provante, nella notte dovremo compiere altri 1100 metri di dislivello positivo in condizioni tutt’altro che facili: il buio, il freddo e il vento che si sta alzando ci renderanno la vita molto complicata!

La stanchezza mi ha fatto crollare: non appena mi sono chiuso nel sacco a pelo mi sono addormentato. Non mi sento rilassato, ma neppure teso: sono molto eccitato e pieno di adrenalina per questa incredibile esperienza! Sara, invece, non ha chiuso occhio: troppa la tensione accumulata, troppa la preoccupazione per la ripida e insidiosa salita che stiamo per affrontare. La vocina dell’altoparlante, poi, non ha smesso per un minuto neppure durante la notte. Quando avvertiamo il rumore di passi fuori dalla tenda e sentiamo la voce di Haris che ci sveglia sono appena le due del mattino. All’interno l’ambiente è freddo e umido: la sensazione è sgradevole e non vedo l’ora di uscire fuori.

“Sopra di noi il cielo è sgombro da nuvole e molto, molto buio: mi fermo per un istante a guardare la stellata e, nonostante le luci degli escursionisti mi accechino di tanto in tanto, riesco a scorgere in alto nel cielo la Via Lattea. Sorrido: mi rendo conto che sto vivendo momenti speciali che ricorderò per sempre.”

Quando usciamo dalla tenda troviamo la nostra crew già pronta. Hanno preparato per noi del tè caldo e del pane tostato: una colazione leggera prima di metterci in marcia. Il campo base è una distesa disordinata di luci bianche e rosse che si accendono e si spengono in continuazione. Sopra di noi il cielo è sgombro da nuvole e molto, molto buio: mi fermo per un istante a guardare la stellata e, nonostante le luci degli escursionisti mi accechino di tanto in tanto, riesco a scorgere in alto nel cielo la Via Lattea. Sorrido: mi rendo conto che sto vivendo momenti speciali che ricorderò per sempre.

Per loro fortuna, Supradi e Dodi, i nostri portatori, rimarranno al campo base e smonteranno le tende mentre io e Sara tenteremo l’attacco alla vetta del Monte Rinjani con la guida di Haris. Indossiamo i vestiti termici, le giacche pesanti e i guanti. Dopodiché accendiamo le torce frontali e ci rimettiamo gli zaini sulle spalle: è arrivato il momento di avventurarsi verso la cima del vulcano!

Camminiamo nel buio più completo, con il solo aiuto delle nostre torce frontali. Di tanto in tanto guardiamo verso la cima e vediamo, lungo il sentiero che ne risale il versante, tante piccole lucine bianche: qualcuno ci ha preceduto e si trova più avanti di noi.

La salita è sin da subito abbastanza impegnativa e dobbiamo fermarci spesso per recuperare il fiato. Ogni volta che lo facciamo ne approfitto per spegnere la mia torcia frontale, guardare in alto e contemplare il cielo notturno: man mano che guadagniamo quota si fa sempre più buio, mostrando sempre più stelle e rendendo la Via Lattea più nitida. Non l’ho mai vista così definita neppure sotto i migliori cieli dei nostri passi alpini: sembra davvero scolpita nel firmamento! Sono molto emozionato, tanto da far passare la fatica in secondo piano. Di tanto in tanto, vedo anche qualche stella cadente: è tutto così magico!

“Fa freddo, tira vento e la polvere continua a irritarci gli occhi: queste condizioni difficili, unite alla stanchezza del giorno precedente e alle poche ore di sonno in tenda ci rendono tesi e nervosi.”

Il sentiero si fa via via più ripido e ricco di insidie, a cominciare dal fondo che diviene ad ogni passo più sabbioso e scivoloso. In alcuni tratti ci sono delle scalette di ferro e delle funi di acciaio a cui tenersi. Fa freddo, tira vento e la polvere continua a irritarci gli occhi: queste condizioni difficili, unite alla stanchezza del giorno precedente e alle poche ore di sonno in tenda ci rendono tesi e nervosi. La salita sembra non finire mai e, complice il buio, il paesaggio ci sembra noioso e monotono.

Poi, finalmente, all’orizzonte scorgiamo le prime luci dell’alba. La sensazione che provo è indescrivibile: stiamo camminando da ore e adesso, finalmente, il sole sta per sorgere! Chiedo ad Haris quanto ci manca per arrivare in vetta. La risposta della guida è lapidaria: ancora un’ora di cammino, il più duro e faticoso del trekking.

Sebbene la luce sia ancora debole, di fronte a noi vediamo ora l’ultima parte della salita, la stessa che al tramonto di ieri guardavamo da molto più lontano, dal nostro campo base. Da qui appare ancora più ripida e impervia, ma per fortuna il sentiero non è così stretto ed esposto come invece sembrava qualche ora fa. Con le primissime luci del giorno riusciamo anche a scorgere la caldera del vulcano con il lago Segara Anak, che finalmente si mostra a noi privo di nuvole: il colpo d’occhio è meraviglioso!

Stringiamo i denti e puntiamo alla vetta. Nell’ultimissima parte, il sentiero si riduce a un ammasso di sabbia e piccole pietre. Ad ogni passo sprofondiamo fino alle caviglie e indietreggiamo di due: è una sensazione davvero snervante e frustrante, che fa apparire la meta ancora più lontana di quanto sia in realtà! La pendenza del sentiero è vertiginosa.

Chi ci ha preceduto e ha già raggiunto la vetta, ora ha iniziato la discesa: li vediamo passarci affianco in direzione opposta, scivolando come se stessero sciando. Le loro espressioni terrorizzate ci inquietano un poco, ma siamo così stanchi e provati da non curarcene troppo. In testa abbiamo un solo obiettivo: raggiungere la cima, finalmente. Tra chi sale, invece, regnano disperazione e sconforto: qualcuno si ferma lungo la salita, stremato; qualcuno si riduce addirittura a salire aiutandosi con le mani pur di guadagnare la vetta.

“La fatica e la stanchezza sono tali che mi sento oramai come una macchina programmata per raggiungere un unico obiettivo: la dannata vetta del Monte Rinjani!”

Il vento, a questa altitudine, soffia così forte da spostare i nostri bastoncini da trekking prima che si conficchino nel terreno sabbioso ad ogni passo. Utilizzarli è fondamentale per indietreggiare il meno possibile e per darci la spinta necessaria per risalire il ripidissimo crinale. Il sole è sorto, il cielo è azzurro e la meta è vicina. Con qualche ultimo sforzo raggiungiamo un’ultima zona rocciosa, sulla quale dobbiamo arrampicarci usando anche le mani. Ormai, però, non temiamo più nulla. La fatica e la stanchezza sono tali che mi sento oramai come una macchina programmata per raggiungere un unico obiettivo: la dannata vetta del Monte Rinjani!

Quando, dopo gli ultimi passi, finalmente mettiamo piede sulla vetta, appoggio in terra lo zaino e crollo in ginocchio, esausto: l’emozione, il sudore sul viso, il vento e la polvere quasi mi impediscono di tenere gli occhi aperti. Non posso credere di avercela fatta: la soddisfazione è veramente immensa!

La caldera del vulcano Rinjani con il lago Segara Anak al suo interno. Ci troviamo sul secondo vulcano più alto dell'Indonesia!
La caldera del vulcano Rinjani con il lago Segara Anak al suo interno. Ci troviamo sul secondo vulcano più alto dell’Indonesia!

Quando mi rimetto in sesto riesco a godermi anche il panorama sensazionale che si apre di fronte a noi: sembra di essere davvero in cima al mondo, qui a 3726 metri di altitudine! Il cielo è azzurrissimo e il lago Segara Anak, all’interno della caldera del vulcano Rinjani, sembra una tavola blu. Sullo sfondo si vedono i vulcani dell’isola di Bali: il Batur e l’Agung. Riusciamo a scorgere persino le nostre amate isole Gili, da che quassù sembrano tre piccole chiazzette che si perdono nell’infinito del mare. Il cono del Gunung Barujari fuma allegramente, ricordandoci che questo è un vulcano ancora attivo!

Affrontiamo la discesa con una serenità nuova in corpo: quella di chi è riuscito in qualcosa di grande e ora si gode la soddisfazione pura di avercela fatta. Scendere, comunque, non è semplice: sprofondiamo ancora e tanto nella sabbia vulcanica che ricopre ogni cosa e dobbiamo affidarci ai bastoncini da trekking per non scivolare. Ripetendo in direzione opposta e con la luce del sole alcune porzioni del sentiero, ci domandiamo come sia stato possibile affrontarle nel buio pesto e con poche ore di sonno. Il sole inizia a scaldare e il freddo della notte sembra oramai solo un lontano ricordo. Ho una gran fame e non vedo l’ora di tornare all’accampamento.

Al campo base ci attendono Supradi e Dodi, che hanno preparato per noi tè caldo e pancake alla banana: una meritata seconda colazione! L’accampamento è infestato dalle scimmie: i macachi, che qui nel sud-est asiatico sono diffusissimi, si cibano degli avanzi lasciati dagli escursionisti e rovistano tra i rifiuti che purtroppo vengono abbandonati. Con la luce del sole la situazione è ancora più drammatica: è un vero peccato che un luogo così meraviglioso versi in condizioni così disastrose dal punto di vista della pulizia.

Vista dal campo base sul lago Segara Anak.
Panorama dal campo base sul lago Segara Anak.

Mentre i nostri portatori smontano le tende e si preparano a scendere con il loro carico sovrumano sulle spalle, noi indossiamo vestiti puliti e ci rimettiamo gli zaini in spalla, ancora una volta: è arrivato il momento di salutare il Rinjani e di iniziare la lunga discesa verso valle.

Impieghiamo cinque ore di cammino per perdere lentamente quota e fare ritorno a Sembalun: la giornata è stata infinita e siamo esausti. Ad attenderci nel parcheggio sterrato c’è già il pick-up della nostra compagnia di trekking. Incuranti degli scossoni che la nostra schiena prenderà, saltiamo nel cassone. Mentre sfrecciamo sulle strade sconnesse dell’isola di Lombok in direzione del villaggio di Senaru, getto un’ultima occhiata al vulcano Rinjani e sorrido: ce l’abbiamo fatta! Il sole sta tramontando nuovamente sull’Indonesia e anche su quest’altra nostra, grande avventura. Un’avventura che ricorderemo e porteremo con noi per sempre!

LOMBOK TREKKING RINJANI: A proposito di questo viaggio

L’esperienza sul Monte Rinjani è stata particolarmente intensa: in questo post, scritto a partire dagli stralci del mio diario di viaggio, ho voluto raccontartela da un punto di vista molto personale per cercare di trasmetterti, almeno in parte, le emozioni che ho vissuto durante questo durissimo trekking. Ho tuttavia avuto anche il piacere di collaborare con il blog Turista di Mestiere per parlare più dettagliatamente di questa incredibile avventura e di come si affronta l’escursione: puoi leggere qui il mio articolo! Questo trekking è molto impegnativo e, se desideri provarlo anche tu, dovrai rivolgerti a una delle tante agenzie che lo organizzano. Ti consiglio di farlo tramite GetYourGuide:

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Ho raccontato in lungo e in largo del mio viaggio in Indonesia sulle pagine di questo blog: clicca qui per leggere tutti i miei articoli al riguardo!

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