La spiaggia nera di Vík í Mýrdal, nel sud dell’Islanda, è un luogo molto speciale: qui la sabbia vulcanica contrasta in modo netto con il verde della vegetazione e con il bianco della spuma delle violente onde che si abbattono su di essa. Forse è questo, o forse sono gli immensi faraglioni che, come troll, si ergono dal mare minacciosi. Qualunque cosa sia a rendere speciale questa spiaggia, ciò che ho provato camminandoci sopra a piedi scalzi è stato qualcosa di indimenticabile. Ecco perché in questo articolo voglio raccontarti della mia esperienza a Vík, un incontro tra malinconia e suggestione.
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La spiaggia nera di Vík: tra malinconia e suggestione
Il freddo è pungente e il vento soffia forte. Un leggero strato di foschia riveste ogni cosa, rendendo l’atmosfera intrigante e misteriosa. Cade una pioggerellina leggera, quasi nebulizzata, persino piacevole.
La vastità dell’oceano davanti agli occhi. Scuro, tetro. Il colore dell’acqua che varia tra il grigio e il blu, senza soluzione di continuità, mentre onde violente si abbattono sulla spiaggia di Vík í Mýrdal. Dalla superficie emergono, alte e imponenti, tre gigantesche figure. Come troll pietrificati, i faraglioni di Reynisdrangar sembrano creature gargantuesche. Enormi, maestose, ma innocue. Quasi rassicuranti nella loro eterna staticità.
Come se il tempo, qui, si fosse fermato e non avesse più bisogno di scorrere.
I piedi sprofondano nella sabbia fredda e bagnata, nera come la pece, e lo sguardo indugia sulla spuma bianchissima delle onde che si ritraggono rapide, mentre si fa strada nell’animo una strana sensazione. Non è tristezza: è malinconia, forse, oppure semplice suggestione.
Ci sono luoghi speciali in questo mondo, e non sono mai solo gli occhi a farcelo capire: a volte, semplicemente, questa consapevolezza si fa strada dentro di noi in modo lento e inesorabile.
Tutto si riduce a una sensazione. La avvertiamo, la percepiamo, la lasciamo prendere possesso di noi e lasciamo che ci guidi verso le zone più buie e recondite delle nostra mente. Lasciamo che scavi in profondità, tra ricordi ed emozioni, e che vada a solleticare le corde di uno strumento che non suona ormai da troppo tempo. Ecco: questo è esattamente ciò che ho provato di fronte alla vastità dell’oceano, sulla spiaggia nera di Vík í Mýrdal.
In Islanda ho avuto il privilegio di visitare alcuni dei luoghi più incredibili del pianeta, dove la natura è cruda e violenta e riempie gli occhi di una bellezza vera, antica, dal fascino primordiale; eppure è proprio qui, sulla spiaggia di Vík, che ho provato le emozioni più intense e pure di tutto il viaggio. Come se quelle onde volessero parlarmi, cullarmi e sussurrarmi parole di conforto. Placare il mio animo e, finalmente, quietarmi.
Il villaggio di Vík í Mýrdal
Vík í Mýrdal è un piccolo villaggio che sorge sulla costa meridionale dell’Islanda, a 190 chilometri di distanza dalla capitale Reykjavík e a 270 chilometri dalla città di Höfn. La sua posizione lo rende, oltre all’insediamento abitato più a sud dell’isola, anche un luogo di passaggio obbligato per chi affronta la Hringvegur, ovvero la strada ad anello che ne effettua il giro completo (altrimenti detta Ring Road o Statale 1).
Ai piedi del temibile vulcano Katla e del ghiacciaio Mýrdalsjökull, il villaggio di Vík non ha molto da offrire ai turisti se non una manciata di ristoranti, alcune guesthouse e una pompa di benzina. A un viaggiatore, invece, può regalare quanto di più prezioso possa desiderare: un ricordo indelebile.
I faraglioni e le colonne basaltiche
Quando si arriva a Vík, la prima cosa che salta all’occhio è la Vikurkirkja, la chiesa del villaggio, che come come spesso accade in Islanda sorge su una verde collina. Con il suo campanile, la chiesa sembra dominare tutto ciò che la circonda. Inutile dire che la vista, da lì, è incredibile: non si può fare a meno di rimanere senza fiato quando ci si trova di fronte al netto e violento contrasto tra la sabbia nera e il verde intenso, purissimo, del muschio che ricopre la parete del monte Reynisfjall.
Proprio sotto al monte Reynisfjall si innalzano i faraglioni di Reynisdrangar, spettacolari formazioni in basalto che emergono dall’oceano. Secondo la leggenda, questi altro non sono che ciò che resta di alcuni troll, pietrificati dopo essere stati sorpresi dalla luce del sole mentre trascinavano verso riva un’imbarcazione.
Reynisfjall cela anche un altro piccolo gioiello nel suo scrigno: le colonne basaltiche di Hálsanefshellir. Queste formazioni verticali, a sezione ottagonale, sono uno spettacolo così assurdo da non sembrare reale, e nascondono l’accesso a due grotte che sorgono dalla parte opposta del monte rispetto a Vík.
Per poter vedere le colonne basaltiche e le grotte bisogna riprendere la Hringvegur e raggiungere la bellissima e temibile spiaggia di Reynisfjara. Bellissima, perché si tratta a tutti gli effetti di una delle spiagge di sabbia nera più affascinanti del pianeta; ma anche temibile, perché dalla violenza delle onde dell’oceano e dalla potenza delle correnti bisogna sempre stare in guardia quando la si visita: come ricordano i segnali di pericolo posti un po’ ovunque, a Reynisfjara si sono purtroppo consumate diverse tragedie.
Da Reynisfjara, oltre a poter vedere i faraglioni di Reynisdrangar da una prospettiva diversa, si gode anche di una stupenda visuale sulla bizzarra penisola di Dyrhólaey, dove formazioni e archi di roccia lavica dalla forma improbabile si spingono fino all’oceano.
Vík í Mýrdal: un luogo speciale
Se vi trovate in viaggio in Islanda o state per partire per la terra del fuoco e del ghiaccio, quasi sicuramente vi troverete a far tappa nel piccolo villaggio di Vík í Mýrdal. Fate un favore a voi stessi: non visitatelo in modo superficiale, limitandovi a fare il pieno all’auto, scattare una fotografia ai faraglioni e mangiare una buona zuppa locale. Rallentate, e vivete invece il momento: lasciatevi trasportare dalle emozioni, godete di ogni istante con ogni cellula del vostro corpo e rendetevi pienamente conto di trovarvi in uno dei luoghi più misteriosi, intriganti e speciali di questo pianeta.
Lasciate che la spiaggia di Vík vi parli come ha parlato a me.